Come collaboratore del sito, sono anche un assiduo visitatore di SportInLinea, principalmente per ciò che
riguarda l'atletica. Ma, visto che il sito mette anche a disposizione tutti i
risultati del nuoto giovanile e i figli di alcuni miei amici gareggiano in
questa disciplina, non disdegno di guardare anche i risultati di queste
gare.
Scorrendo le
classifiche, ai primi posti di quasi tutte le specialità si trova una
certa Jessica Yelverton. Questo nome ha evocato in me
una serie di ricordi. Io ho 38 anni e gioco a basket da quando ne avevo
12. Pur essendo da sempre tifoso di Cantù, uno dei miei miti (e dei miei
incubi quando era anniversario) è stato Charlie
Yelverton
, papà di Jessica.
Charlie era un grande.
Alto circa 1,90, era una guardia con un fisico eccezionale. La sua
caratteristica principale era
l'hesitation in aria:
quando saliva in sospensione riusciva a stare in aria un attimo in più di
qualsiasi avversario, e questa caratteristica gli permetteva di realizzare
canestri incredibili. Un'altra sua caratteristica era la difesa: il suo fisico
e il suo intuito facevano di lui un difensore eccezionale: in punta alla zona
di Varese era sempre pronto a coprire qualsiasi buco e qualsiasi spazio. Ancora
mi ricordo i 35 punti da lui segnati contro la Sinudyne Bologna in una
memorabile finale scudetto. Come tifoso di Cantù confesso di non essere stato
felicissimo per l'ennesima vittoria di Varese ma, pensando alla prestazione di
Charlie, ancora mi vengono i brividi.
Da un certo punto di
vista Charlie è stato un personaggio scomodo e anticonformista. Basti
ricordare che nella stagione (cito a memoria) 1971/72 quando giocava
nella NBA nei Portland Trail Blazers (vedi le
figurine sopra e qui accanto tipo quelle Panini per i calciatori
italiani)
fu cacciato
dalla NBA perché non si alzò in piedi durante l'inno nazionale
statunitense per protesta contro la situazione della popolazione di colore statunitense. Un talento come
lui fu costretto a lavorare come taxista a New York prima di trasferirsi
in Europa e vincere tutto ciò che c'era da vincere. Per
me lui resta un grandissimo giocatore di basket, uno dei migliori
giocatori che abbiano mai calcato i parquet italiani ed europei.
Io l'ho apprezzato
ancora di più quando ho avuto la fortuna
e l'onore di giocarci contro. La prima volta io giocavo nell'ABC a Varese
e lui giocava a Viganello in serie A Svizzera (vedi il ritaglio di giornale
in basso, n.d.r.). Facevamo spesso amichevoli con le squadre svizzere e
una volta abbiamo giocato anche contro di lui: io avevo 16 anni e in
un'azione di gioco (marcato da lui) mi è capitato di fare un bell'assist
a un mio compagno che ha segnato. Lui non mi ha detto niente, ma mi ha
dato una pacca sul sedere come incoraggiamento. Io non ho capito più
niente. Per me la mia carriera poteva chiudersi lì. Un'altra occasione è
stata qualche anno dopo. Lui naturalizzato italiano giocava a Saronno e
io ci ho giocato contro in campionato. Lui giocava guardia e quando
all'inizio della partita il mio allenatore mi ha detto: "Tu prendi
Yelverton
", non sapevo se mettermi
a ridere o mettermi a piangere.
Al termine della
carriera di giocatore è diventato allenatore
di squadre giovanili
e ha potuto esprimersi anche nella sua seconda grande passione, il
sax. Io non l'ho mai sentito suonare ma dicono che anche come sassofonista sia
un fuoriclasse.
Non l'ho mai
conosciuto personalmente, se non in quegli sporadici incontri sul
campo. Io so solo che, all'alba dei 40 anni, quando penso alla
pallacanestro, fra i nomi che vi vengono in mente per primi c'è
sicuramente quello di Charlie "Sax"
Yelverton
.
Stefano Baldini -
8.12.2001
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<Gli Yelverton, Un nome, una garanzia di
successo>
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L' autografo che mi ha fatto Charlie Yelverton al
termine di una partita di playoff, ritrovato fra i miei
cimeli del basket |